Francesco di Vanozzo
Poeta del quattordicesimo secolo, rappresenta una delle figure più illustri
di Volpago, nel campo dell'arte. In merito alla sua origine volpaghese, si
pronuncia con certezza lo studioso Augusto Serena. Ed anche il poeta puntualizza
secondo lo stile del tempo: "io nacqui d'una volpe e d'un bel bracco", dove
volpe e bracco richiamano proprio il paese di Volpago. Sono incerte le date di
nascita e di morte, ma molto probabilmente la sua vita si svolse fra i primi
decenni e la fine del 1300.
Le sue rime sono raccolte in un codice del quattordicesimo secolo che si trova
presso il seminario di Padova e contiene 3 canzoni, 4 frottole, 17 ballate e 150
sonetti. Di lui si occuparono diversi letterati, fra i quali il Tommaseo, che
pubblicava le sue rime nel "Dizionario estetico", il Carducci che ne accoglieva
tre fra quelle del XIV° secolo; fu inoltre considerato da importanti critici
letterari, quali D'Ancona, Flamini e Grion.
Sappiamo che fino al 1359 fu alla corte degli Scaligeri. Nel 1376 fu a Padova
alla corte di Francesco il Vecchio da Carrara. Nel 1387 poi, quando la potenza
Viscontea era al culmine, il poeta si trovava alla corte di Gian Galeazzo
Visconti per esortarlo ad unificare l'Italia.
La sua poesia fu ispirata da diversi motivi: egli sentì fortemente la politica,
ma non meno intensamente l'amore. Venne ispirato anche dalla natura e dalle sue
stagioni.
Scrisse in dialetto ed in lingua e l'efficacia del suo stile fu notevole,
specialmente nella frottola.